Ciò significa che gli iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), pur in possesso di tutti i requisiti patrimoniali per ricevere il sussidio, devono aspettare due anni dopo il ritorno in Italia prima di poter entrare nel noto programma di reinserimento nel mondo del lavoro.
Nel corso delle interrogazione a risposta immediata che si sono svolte a Febbraio 2019 presso la Commissione permanente affari sociali, è stata in particolare messa in evidenza la questione della esclusione dalla possibilità di beneficiare del Reddito di cittadinanza per i cittadini italiani all’estero iscritti all’AIRE,
La esclusione deriverebbe dalla difficolta’ di quantificazione dei possibili beneficiari del reddito di cittadinanza, facendo presente la preoccupazione per la possibile discriminazione subita dai cittadini italiani che, essendosi recati all’estero, anche in maniera non definitiva, ed avendo correttamente effettuato l’iscrizione all’Aire, sono esclusi da tale prestazione.
La stima della potenziale platea dei beneficiari del Reddito di cittadinanza, è stata effettuata con riferimento alle dichiarazioni sostitutive uniche prodotte ai fini ISEE, relative all’annualità 2017.
SI tratta di circa 220 mila nuclei familiari, pari al 4 per cento della popolazione ISEE, che con riferimento al 2017, rappresenta oltre il 25 per cento della popolazione residente, per un totale di oltre 4,9 milioni di nuclei familiari distinti.
Tuttavia, nella base dati ISEE non è possibile individuare la condizione degli stranieri per tipologia del permesso di soggiorno, né per durata della residenza.
Ne deriva che la platea potenzialmente in possesso dei requisiti richiesti dal decreto possa essere di gran lunga maggiore, atteso che non tutte le persone nelle condizioni previste per l’accesso alla misura abbiano effettivamente presentato una dichiarazione ai fini ISEE in passato.
L’attuale esclusione dal reddito di cittadinanza dei cittadini italiani residenti, sembrerebbe in palese contraddizione con l’impegno manifestato negli ultimi anni per arginare il fenomeno della cosiddetta « fuga dei cervelli ».
Un ordine del giorno approvato alla Camera lo scorso 21 marzo ha proposto un fondo di solidarietà che convinca gli italiani all’estero che si trovano in difficoltà economica a tornare a casa ed usufruire del fondo per i primi due anni.
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